I cyclekarts di regola non presentano
sospensioni posteriori, taluni montano balestre, altri braccia oscillanti
ma sono molto rari. Di seguito i tipi di ammortizzazione al vero. |
Tratto
da : Autotecnica.org
Sospensioni: lo stato dell’arte
Di Matteo Di
Lallo
22 Febbraio 2019
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Facciamo chiarezza su quali siano gli
schemi sospensivi esistenti, sui loro rispettivi pregi e difetti e su come
questi schemi influenzino il comfort, la tenuta o dinamica e il piacere
di guida. La sospensione di un’automobile
è l’assieme di leve e di elementi elasticamente deformabili che,
vincolando le masse non sospese con le masse sospese, ha la funzione di
mantenere in sospensione la scocca, di attuare una ripartizione prestabilita
delle forze variabili – forze insistenti sulle ruote sia in trazione che
in curva e in frenata – e di ridurre le scosse trasmesse in seguito al
passaggio del veicolo sulle asperità. |
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La sospensione comprende quindi tutti
quegli organi che collegano le ruote al telaio. In generale, essa è
costituita da tre parti principali una parte strutturale, una parte
elastica ed una parte smorzante. La parte strutturale non è
altro che un cinematismo, cioè un insieme di leveraggi che ha lo
scopo di guidare la sospensione e quindi la ruota nel suo moto relativo
rispetto alla scocca. La parte elastica fornisce la forza necessaria a
sospendere il veicolo con l’aggiunta di attenuare le sollecitazioni provenienti
dal mozzo ruota. La componente smorzante frena i movimenti relativi tra
ruota e chassis fino ad annullarli in un intervallo di tempo ragionevole.
Insomma, la sospensione ha il compito di ridurre le sollecitazioni trasmesse
al telaio, mantenere la scocca a una certa altezza da terra e mettere gli
pneumatici nelle migliori condizioni possibili per trasmettere le forze
a terra, aiutando la ruota a mantenere il contatto con il suolo. E’ per
questo fondamentale che la sospensione lavori nel migliore dei modi possibile
per far lavorare al meglio gli pneumatici e che la geometria della sospensione
consenta alla ruota di seguire una cinematica adeguata a mantenere nel
suo movimento tutti gli angoli geometrici quanto più possibile corretti. |
Per ottenere, infatti, il massimo della prestazione
dalla gomma è importante avere il massimo dell’impronta a terra
quando lo pneumatico è più sollecitato, mantenendo il suo
movimento svincolato ma quanto più perpendicolare all’asfalto. |
La sospensione ideale
Più una determinata sospensione è in grado
di mantenere la ruota perpendicolare al terreno quando l’auto rolla più
questo cinematismo è in grado di recuperare campanatura (Camber)
durante il suo movimento cinematico. La sospensione deve quindi concedere
alla ruota spostamenti esclusivamente verticali rispetto al suolo, senza
introdurre variazioni negli angoli di convergenza (Toe) e di campanatura
del pneumatico che altrimenti innescherebbero angoli di deriva aggiuntivi.
Ma la sospensione è vincolata alla massa sospesa del veicolo e questa,
per effetto di forze trasversali, assume, a causa della diversa corsa delle
sospensioni interne ed esterne alla curva, un certo angolo di rollio che,
se trasmesso alle ruote, provocherebbe in esse un pari angolo di campanatura. |
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Una buona regola è quindi quella che
la sospensione non imponga alla ruota nessuna variazione di questi angoli.
Non dobbiamo, infatti, dimenticare che, introducendo dei vincoli deformabili
elasticamente, si provocano nel veicolo delle variazioni geometriche in
funzione delle entità e del posizionamento dei carichi. Inoltre,
questi stessi vincoli deformabili introducono variazioni negli angoli di
lavoro dei pneumatici, provocando l’insorgere di forze laterali che posso
alterare in modo indesiderato la traiettoria del veicolo. Ecco perché
va sempre considerato anche un altro parametro e cioè il recupero
di campanatura, ovvero la variazione dell’angolo di campanatura rispetto
alla massa sospesa che il cinematismo della sospensione applica alla ruota
per compensare l’effetto dell’angolo di rollio.
Una sospensione, inoltre, non deve applicare per effetto
dello scuotimento angoli di convergenza aggiuntivi all’angolo di sterzo
misurato alla ruota. Nel caso di una sospensione sterzante, infine, sono
da prendersi in considerazione anche l’angolo di incidenza (Caster), l’angolo
di King-Pin e i bracci a terra (longitudinale e trasversale) della ruota
perché questi determinano direttamente la capacità di ritorno
del volante e lo sforzo necessario a mantenere il veicolo in traiettoria
e per questo tali parametri non devono essere alterati dallo scuotimento
della sospensione. Caso analogo per la carreggiata sugli assiali che non
deve subire variazioni indesiderate che causerebbero un’usura prematura
degli pneumatici. Va in ultimo tenuto in considerazione la rigidezza a
rollio della sospensione che viene determinata dalla rigidezza a terra
degli organi elastici e dall’apporto specifico delle barre antirollio,
il cui effetto si manifesta nei soli movimenti asimmetrici della massa
sospesa. Va però fatta una ulteriore distinzione. Esistono, infatti,
tre diverse categorie di sospensioni: le sospensioni a ruote indipendenti,
le sospensioni a ruote dipendenti o interconnesse e le sospensioni a ruote
semi-indipendenti. Nelle sospensioni a ruote indipendenti, ciascun mozzo
ruota è vincolato alla scocca del veicolo mediante un proprio cinematismo
indipendente da quello del mozzo speculare a meno della barra antirollio.
Nelle sospensioni a ruote dipendenti o interconnesse le sospensioni di
uno stesso asse sono vincolate sia alla scocca, sia tra loro attraverso
una struttura rigida. Nelle sospensioni a ruote semi-indipendenti, infine,
le sospensioni di uno stesso asse sono vincolate sia alla scocca, sia tra
loro attraverso però una struttura dotata di una certa flessibilità.
Vediamo ora meglio gli schemi sospensivi esistenti, i loro rispettivi pregi
e difetti e come questi schemi influenzino il comfort, la tenuta o dinamica
e il piacere di guida. |
Sospensione a ponte/assale
rigido
Nella sospensione a ponte rigido le ruote dello stesso
asse sono collegate rigidamente tramite un elemento portante trasversale
(sospensione a ruote dipendenti). Tale elemento è chiamato assale
se svolge la sola funzione portante oppure è chiamato ponte se contiene
anche i semiassi e il differenziale dedicati alla trazione. Ideale nel
trasporto di carichi pesanti, merito della sua robustezza e affidabilità,
questo tipo di sospensione non permette il movimento disgiunto di una ruota
rispetto all’altra anzi il movimento di una di queste influenza direttamente
lo stato dell’altra. Un altro svantaggio è che il rollio della cassa
non viene completamente contrastato perché solo le molle sono deputate
al controllo di questo movimento. Infatti, la forza laterale dovuta alla
curva porterà a un movimento trasversale del corpo macchina che
si tradurrà in un trasferimento di peso e in una diversa risposta
dello sterzo. |
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L’eccessiva rigidità generale e la
non indipendenza delle due ruote dello stesso asse portano questa sospensione
ad avere una scarsa capacità nell’assorbire le asperità del
terreno, specie quelle più secche, non consentondo alla stessa di
garantire un’adeguata tenuta (laterale) di strada.
Ma tale rigidità di funzionamento non è
portatrice di soli aspetti negativi, anzi uno dei vantaggi di questa sospensione
è proprio quello di riuscire a controllare con molta sicurezza le
geometria di spostamento delle ruote mantenendone verticale l’escursione
di ogni gruppo ruota. In pratica non si registrano variazioni apprezzabili
degli angoli caratteristici (carreggiata, convergenza e inclinazione sono
sempre costanti rispetto al piano stradale anche con angolo di rollio
della carrozzeria) e si garantisce una ridotta usura dei pneumatici. Nel
ponte rigido, in generale, le forze laterali vengono contrastate dall’assale
stesso mentre per il controllo delle forze longitudinali vanno previsti
dei bracci aggiuntivi. Per evitare, infatti, che il ponte abbia movimenti
trasversali od oscillazioni nocive quando viene sollecitato dalle asperità
stradali si adotta una barra, detta barra Panhard, che collega un estremità
del ponte direttamente alla cassa. Molto utilizzata al giorno d’oggi al
retrotreno dei veicoli commerciali (robustezza) o all’avantreno di veicoli
da fuoristrada(escursione), questa semplice ma pesante sospensione necessita
di non poco spazio per essere installata. |
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Sospensione a Ponte
De Dion
Nata come diretta evoluzione del Ponte Rigido, la sospensione
a Ponte De Dion differisce dal Ponte Rigido per un minore peso totale.
Risultato reso possibile spostando l’intero gruppo cambio e differenziale
direttamente sul telaio della vettura e non più a ridosso del ponte
stesso. In questo modo il gruppo trasmissione si è spostato dalle
masse non sospese alle masse sospese rendendo la sospensione più
stabile, precisa e più leggera. Leggerezza che si fa sentire anche
sul comfort dove le sospensioni più morbide e le minori inerzie
del ponte stesso garantiscono un apprezzabile aumento del comfort generale
rispetto al precedente Ponte Rigido. Inalterato naturalmente il collegamento
rigido tra le ruote dello stesso asse che comporta un’assenza di variazione
di camber e carreggiata rispetto al terreno durante il normale movimento
della sospensione, una chiara influenza di una ruota verso l’altra nell’affrontare
un dosso ma nessuna influenza da parte del rollio sul camber delle stesse
ruote. |
Anche in questo caso è possibile adottare
una barra Panhard per limitare i movimenti trasversali o laterali della
sospensione stessa. Il sistema è oggi desueto e vede il suo utilizzo
ridotto solo a poche utilitarie (Smart ad esempio) principalmente per una
ragione: il peso. Far passare tutte le sollecitazioni per un solo componente
richiede che quest’ultimo sia resistente e, di conseguenza, pesante; in
più bisogna considerare il peso del Parallelogramma di Watt. Considerando
che si parla di masse non sospese, l’effetto sulla dinamica del veicolo
non è indifferente. E’ importante notare però che la forma
triangolare del Ponte fa si che quest’ultimo lavori quasi unicamente in
compressione quando si parla di forze laterali. |
Sospensione a Ponte
torcente (ruote interconnesse)
Nonostante sia una variazione del ponte rigido può
essere considerata una soluzione a metà strada tra le sospensioni
a ruote dipendenti e quelle a ruote indipendenti. In questo caso le ruote
non sono montate sull’asse del ponte e il collegamento rigido è
stato sostituito da un ponte a forma di U o di T progettato in modo da
permettere una certa torsione. Si tratta quindi di un sistema a ruote semi-indipendenti
dove le ruote, collegate tramite un braccio di leva al ponte, sono in grado
sfruttare la deformazione del sistema per ottenere un certo moto relativo.
Anche se differente dal ponte rigido, questa soluzione conserva la caratteristica
di tenere le ruote sempre perpendicolari al terreno garantendo ottime doti
di resistenza alle forze trasversali in curva. Durante gli scuotimenti
simmetrici il ponte ruota intorno all’asse individuato dalla congiungente
i due centri delle boccole. Durante l’escursione non causa variazioni di
campanatura o convergenza se si escludono i cedimenti elastici della struttura,
di solito di piccolissima entità. Negli scuotimenti asimmetrici
la traversa è sottoposta a torsione e, a causa della sua deformazione,
i bracci possono oscillare ciascuno con angoli diversi intorno ad assi
coincidenti. |
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La forma della traversa garantisce
inoltre un’elevata rigidezza a flessione accompagnata da una modesta rigidezza
a torsione garantendo variazioni dell’angolo di campanatura molto ridotte. |
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Progettando quindi in maniera adeguata la
sezione della trave e la sua posizione rispetto al centro ruota è
possibile impostare la variazione di campanatura e di convergenza. La direzione
dell’asse della boccola non è parallela all’asse trasversale della
vettura così da limitare la variazione di convergenza per effetto
del carico laterale in curva. Infatti la flessione dei bracci, per effetto
della forza centrifuga, provoca una sterzatura aggiuntiva sull’asse posteriore
(auto-sterzatura). |
Un ulteriore sistema per limitare le
deformazioni laterali dei bracci, per effetto delle forze in curva, è
dato dall’utilizzo di una barra Panhard. In definitiva il Ponte Torcente
garantisce un recupero quasi totale della campanatura in scuotimento asimmetrico;
la possibilità di controllo della convergenza in rollio; una discreta
elasticità sotto carico longitudinale, una sensibilità dell’angolo
di convergenza ai carichi laterale e longitudinale e una bassa rigidezza
al rollio. Occupa minore spazio ed è più facile da
realizzare rispetto all’antenato Ponte Rigido ma, cosa molto più
importante, garantisce maggiore comfort, stabilità e piacere di
guida. Se ben progettato risulta persino superiore al sistema McPherson
(al posteriore) ma non ancora al sistema Multilink o a quello a bracci
trasversali |
Sospensione a bracci
longitudinali (tirati e guidati)
E’ un sistema estremamente semplice nel quale il movimento
di ogni ruota è reso indipendente dall’altro con enormi vantaggi
quando si percorrono ad esempio strade non perfettamente asfaltate. Grazie,
infatti, all’installazione di bracci longitudinali o paralleli al senso
di marcia della vettura è stato possibile non solo disaccoppiare
il movimento delle due ruote ma anche mantenere la ruota il più
possibile parallela al piano stradale nel movimento in rettilineo. Infatti,
con questo sistema durante l’oscillazione la ruota rimane parallela alla
scocca della vettura, ma durante una curva la scocca si inclina (fenomeno
del rollio), per cui anche la ruota si inclina della stessa quantità.
Se il sistema di sospensione è ben progettato la singola ruota non
perde mai il contatto con il terreno. Il limite di questo sistema è
che supporta molto bene le sollecitazioni frontali, ma non quelle laterali,
che risultano invece essere fondamentali soprattutto per la tenuta di strada
in curva. In più, essendo il braccio oscillante solidale al portamozzo,
in frenata e percorrenza di curva il braccio tende a flettere verso l’interno
del parafango dando alla ruota un angolo di divergenza che destabilizza
l’assale posteriore rendendo l’auto nervosa. |
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Il problema può però essere
risolto tramite un sistema “semi-trailing arm”. Il fulcro della sospensione
in questo caso non è ortogonale alla direzione di marcia, ma presenta
un certo angolo. Questa inclinazione permette alla ruota di aumentare il
camber durante la compressione, e di diminuirlo durante l’estensione. Si
cerca così di mantenere il camber rispetto al terreno il più
costante possibile. Molto spesso, poi, le sospensioni a bracci longitudinali,
come le altre sospensioni a ruote indipendenti, richiedono la presenza
di barre di torsione stabilizzatrici che, realizzando un collegamento elastico
tra ruote coassiali, ne impediscono i movimenti eccessivamente “indipendenti”
(e nocivi per la stabilità). In alcuni casi ha assunto il ruolo
di barra stabilizzatrice una molla a balestra, disposta trasversalmente
e che fungeva anche da elemento elastico. I due bracci della sospensione
hanno il medesimo asse di oscillazione trasversale rispetto al veicolo
quindi durante gli scuotimenti si presentano delle alterazioni cinematiche
del passo ma non della convergenza. L’angolo di campanatura è in
prima approssimazione uguale all’angolo di rollio della cassa. Non si verificano
sotto carico variazioni per gli angoli di convergenza e di campanatura
relativa alla scocca. Non vi è però recupero di campanatura
e si può presentare il cedimento statico torsionale del braccio
sotto carico verticale o trasversale. La deformazione dei bracci, dovuta
al carico trasversale, porta infine alla sterzatura del veicolo con un
contributo sovrasterzante. Nelle soluzioni a bracci guidati, invece, le
aste trasversali permettono un recupero di campanatura simile a quello
che si avrebbe in una sospensione a quadrilatero. I movimenti longitudinali
poi non provocano indesiderate variazioni degli angoli di convergenza. |
Sospensione
a quadrilateri deformabili (o a doppio quadrilatero)
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Caratterizzato da due bracci triangolari
oscillanti e sovrapposti, uno inferiore e uno superiore, che insieme formano
un quadrilatero, questo tipo di schema risulta attualmente uno dei più
efficaci. In questo caso i bracci hanno sia funzione strutturale che di
guida della ruota, mentre l’ammortizzatore non ha più funzione strutturale
come nel MacPherson. Se ben progettato consente di guidare la ruota con
assoluta precisione, variando l’angolo di camber durante l’escursione in
modo da mantenerlo il più possibile costante rispetto al terreno. |
Variando la lunghezza e la disposizione dei
bracci è inoltre possibile variare a proprio piacimento il centro
di rollio, ovvero il punto attorno cui il telaio ruota in curva. Il braccio
superiore è in generale più corto di quello inferiore per
garantire un opportuno recupero di campanatura. Tra i difetti troviamo
una maggiore complicazione generale del sistema, un maggiore costo di progettazione,
maggiori ingombri trasversali che ne rendono difficoltoso l’utilizzo su
vetture con motore trasversale ed una discreta modifica della dimensione
delle carreggiate con la sospensione sotto carico. Questo tipo di sospensione
fu la base per la nascita della sospensione Multilink e della sospensione
Quadrilatero alto, evoluzione del McPherson. |
Sospensione Multilink
Nato come estrema evoluzione della sospensione a quadrilatero,
il Multilink o multibraccio è un tipo di sospensione indipendente
formata dalla combinazione di più bracci longitudinali e trasversali,
almeno tre, che concorrono al movimento e al controllo della ruota. Può
essere considerata come una sospensione a quadrilatero a centri virtuali
in cui i due bracci sono costituiti ciascuno con una copia d’aste. I link
trasversali e i puntoni diagonali sono collegati ad un telaio ausiliario
che viene collegato alla scocca mentre i bracci longitudinali hanno il
compito di collegare la ruota direttamente al telaio come negli schemi
visti finora. |
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Il vantaggio dello schema Multilink
è quindi il controllo pressappoco totale della progressione geometrica
su tutto l’arco di escursione della ruota quando viene sollecitata. Inoltre
consente di avere grandi doti di stabilità del veicolo in ogni condizione
garantendo movimenti estremamente precisi sia in senso verticale che in
senso longitudinale e trasversale. Se a cinque aste, la quinta asta, detta
finto sterzo, ha il compito di impedire la rotazione del montante intorno
all’asse di sterzo. Se adottata come sospensione posteriore per asse motrice,
le variazioni di convergenza sono indotte anche dalla forza motrice, oltre
che dai carichi scambiati e dipendono dai cedimenti elastici del sistema,
con benefici effetti sulla riduzione del fenomeno di diminuzione dell’angolo
di sterzo in funzione della trazione. Tale fenomeno che prende il nome
di torque steering è giustificato se si ricorda il fatto che l’applicazione
di una forza di trazione aumenta, a parità di forza trasversale,
l’angolo di deriva delle ruote posteriori. Di solito si possono generare:
variazioni di convergenza in funzione delle forze trasversali con effetto
sottosterzante e stabilizzante; elasticità longitudinale acquisita
senza variazioni angolari della posizione della ruota; recupero della campanatura
in rollio. |
Schema McPherson (anteriore e posteriore) |
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Composto da una molla ad elica cilindrica montata coassialmente
su un ammortizzatore con funzione strutturale, lo schema sospensionistico
McPherson rientra tra le geometrie a ruote indipendenti. . |
La parte alta del gruppo viene vincolata
al punto di ancoraggio della scocca mentre la parte bassa viene linkata
ad un unico braccio inferiore, generalmente di forma pseudo-triangolare
che ne costituisce l’articolazione nella zona più bassa. Grazie
alla sua semplicità costruttiva, compattezza e basso costo progettuale
è la soluzione anteriore ideale per la maggior parte delle autovetture
a trazione anteriori. Principale svantaggio di questo sistema è
la variazione dell’angolo di camber (campanatura) durante il movimento
della ruota o il rollio della cassa. La parte superiore infatti durante
il movimento si sposta molto poco in direzione trasversale, mentre la parte
inferiore segue una traiettoria a semicerchio dettata dal movimento del
braccio inferiore. Quando la sospensione si muove verso il tamponamento
diminuisce il proprio angolo di campanatura (aumenta in valore ma con segno
negativo) tentando di recuperare la campanatura causata dal rollio. Quindi,
durante l’escursione, l’angolo di camber e la carreggiata variano non garantendo
una trazione sempre ottimale e le ruote faticano a rimanere parallele al
suolo causando una certa imprecisione di guida. La capacità, invece,
di calibrare le variazioni di assetto sotto carico assicurano una buona
risposta dell’avantreno e una buona direzionalità. Una delle caratteristiche
tipiche di questo sistema è che l’ammortizzatore è fissato,
nella parte superiore, direttamente sul lamierato della vettura. Questo
attacco è di fondamentale importanza, perché la sospensione
deve essere libera di ruotare durante la compressione e l’allungamento.
Nei sistemi Mac Pherson, quindi, un cuscinetto è posizionato proprio
in questo punto, per garantire la perfetta libertà dell’ammortizzatore.
La sospensione McPherson consente di avere elevati valori di flessibilità
longitudinale a centro ruota con limitate variazioni di caster. Purtroppo
il recupero della campanatura in scuotimento è determinata dalla
posizione dell’attacco superiore dell’ammortizzatore. Se utilizzata al
posteriore l’asta trasversale assorbe i carichi trasversali mentre i carichi
longitudinali son sopportati dall’asta posta in direzione longitudinale. La
flessibilità della boccola d’articolazione alla scocca può
essere opportunamente progettata per ottenere un effetto sottosterzante
e stabilizzante sotto l’azione delle forze trasversali. La stessa sospensione
assicura un recupero della campanatura in scuotimento, variazioni di convergenza
per effetto del carico laterale, la possibilità di ottenere un opportuno
valore di flessibilità longitudinale e una riduzione delle masse
non sospese. A livello dinamico si presenta molto poco rigida sia in termini
di mantenimento dell’angolo di camber in caso di forze laterali, sia in
termini di mantenimento dell’angolo di sterzo in frenata. Tutto questo
si traduce in una diffusa tendenza al sottosterzo in ogni fase della curva. |
Sospensione a
quadrilatero alto
Come diretta evoluzione del McPherson è nato il
Quadrilatero alto. Un sistema a ruote indipendenti, della famiglia dei
quadrilateri deformabili, nel quale ha perso la funzione di elemento portante.
Nella parte bassa permane il braccio triangolare ma nella parte alta viene
introdotto un braccetto triangolare di dimensioni ridotte che, collegato
con il portamozzo tramite un secondo braccetto ricurvo, funge da elemento
portante. In molti casi è possibile posizionare l’asse di sterzatura
in modo da garantire un braccio a terra trasversale, piccolo o negativo,
adottando angoli di campanatura ragionevoli. Come noto, il braccio a terra
negativo offre vantaggi in termini di stabilità in frenata. Inoltre
si riducono i valori di coppia agenti sul volante per effetto del ritorno
dello sterzo o per valori diversi di forza motrice trasmessa dalle due
ruote. Grazie a questa soluzione è stato possibile sfruttare le
qualità di una sospensione a quadrilatero con i vantaggi in termini
di spazio di una sospensione McPherson. |
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